Call of Juarez: Bound in Blood: la recensione di CyberLudus

Di

Call of Juarez: Bound in BloodIn breve, un classico FPS nel west, divertente. Due fratelli, donne, guai, oro, miniere, dinamite e tante, tante pallottole. E’ così che si presenta il selvaggio West dipinto da Call of Juarez: Bound in Blood. Della trama è meglio non svelare molto altro ma è sufficiente immaginare, nei primi istanti in cui inizia il video di presentazione, due fratelli, volto a volto, armi puntate e il pathos che giunge alle stelle… poi uno sparo e una luce bianca inonda lo schermo.

Gameplay
Il clima di tensione si respira fin dai primissimi momenti. Call of Juarez: Bound in Blood è uno dei rari videogiochi in prima persona ad ambientazione western: secondo titolo della saga Call of Juarez, rivede gli schemi di gioco del predecessore offrendo una maggiore fluidità nell’azione ed una cura più che discreta nel riproporre il pericoloso West. Ricalcando le tipiche figure e gli stereotipi tanto amati in passato negli “spaghetti western” e in tanti altri capolavori, i due fratelli Ray e Thomas McCall rappresentano i classici duri e tosti, impossibili da abbattere anche a suon di carri e carri di dinamite. Al giocatore, in diverse missioni, viene data l’opportunità di scegliere quale dei due impersonare, ognuno con determinate abilità e stili di gioco.

Ray si dimostra più portato alla brutalità e allo scontro a fuoco diretto, mentre Thomas è abile nel colpire a distanza e nell’uso dei coltelli da lancio, tanto silenziosi quanto letali. Il gameplay del gioco, che fonde elementi FPS a una strategia tipicamente western, è semplice ed immediato e riesce nell’intento di far respirare l’aria arida della vecchia America al giocatore.

Il tutto opportunamente guarnito con sessioni fuori dal comune che spezzano i ritmi e migliorano la varietà dell’esperienza: per esempio, si passa dal prender possesso di una Gatling o di un cannone per poi radere al suolo interi gruppi di odiosi malvagi, al spegnere un fuoco a colpi di secchiate d’acqua. A tutto questo si aggiunge la collaborazione fraterna per proseguire nell’avventura e diversi mezzi per spostarsi durante il loro lungo viaggio, come canoe, cavalli e carovane. L’intelligenza artificiale non si distingue particolarmente: gli avversari, infatti, tendono spesso a seguire piste predefinite e a posizionarsi negli stessi punti in cui i compagni, pochi istanti prima, sono stati crivellati con facilità dalle nostre sfavillanti armi. Può però capitare che gli stessi nemici riescano a sorprendere, scatenando fuoco di copertura mentre alcuni assaltano la postazione del giocatore armati fino ai denti e con sguardo rabbioso. La modalità multigiocatore presenta ben cinque tipologie di gioco: “Caccia all’uomo”, “Banda”, “Leggende del West”, “Sparatoria” e “Ricercato”, che rispecchiano le modalità già viste in altri esponenti del genere FPS. Tuttavia si sente la mancanza di una modalità cooperativa per seguire insieme a un amico la storia narrata: l’implementazione di quest’ultima sarebbe stata perfetta, visto che i protagonisti del gioco sono due fratelli! Le modalità ondine presenti, comunque, riescono a ben svolgere il loro lavoro, ovvero quello di aumentare la longevità – non proprio alta – della Story Mode per il giocatore singolo.

Grafica e sonoro
Il comparto grafico è ottimo e ripropone un West quasi palpabile. Modelli ben definiti ed effetti speciali notevoli (in particolar modo le esplosioni che innalzano nubi di terra e polvere) ricamano le zone da esplorare. Le ambientazioni sono molto vaste, dettagliate e varie, dando vita a paesaggi a tratti foto-realistici. Il comparto sonoro è apprezzabile sempre negli effetti speciali, tra esplosioni, colpi d’arma da fuoco e altre diavolerie. Gli effetti ambientali sono poveri ma difficilmente se ne avverte l’assenza, nulla che vada al di là degli standard a cui si è abituati. Inaccettabile, purtroppo, è il doppiaggio italiano. Come nella stragrande maggioranza dei titoli, anche Call of Juarez soffre del pessimo lavoro effettuato, a volte, nella nostra terra natia. Durante la presentazione iniziale i due fratelli si fronteggiano, armi alla mano, pronti a spararsi per ragioni non del tutto chiare: si dovrebbe respirare il pathos della situazione, l’adrenalina e le parole dure dovrebbero aleggiare nell’aria… e i doppiatori nostrani interpretano la scena con molta meno verve di quanta il momento ne richiede. Forse il doppiaggio è stato fatto di fretta, senza aver di fronte il prodotto finito e mille altre attenuanti condivisibili. Tuttavia il risultato ottenuto lascia davvero molto a desiderare, provando un certo rammarico per l’occasione sprecata davanti alla quale ci si ritrova. A volte si potrebbe risolvere semplicemente cambiando nelle opzioni la lingua del doppiaggio, molti sono i giochi che offrono questa possibilità, anche solo per incuriosire il giocatore. Purtroppo, in Call of Juarez questo non è possibile, costringendo le nostre orecchie a fruire di un risultato a tratti davvero mediocre. Un gran peccato.

Conclusioni
Call of Juarez: Bound in Blood è uno dei pochi titoli ambientati nel West e possiede una struttura di gioco forse non troppo innovativa ma che si difende con un grande carisma. Nonostante il doppiaggio di livelli mediocri e l’impossibilità di scegliere un’altra lingua per il parlato dei protagonisti, questo titolo è un capolavoro mancato, dove si sente la mancanza di una trama più profonda e di musiche evocative sulla superba scia di Ennio Morricone. Il tutto sembra essere davvero incollato in tutta fretta su di uno schema di gioco interessante ed un’ambientazione immortale riproposta egregiamente sotto diversi, tenaci aspetti. Il divertimento è garantito ma l’immersione potrebbe risultarne gravemente minata: il voto finale può scendere di mezzo punto per chi ritenga tali elementi molto più importanti della pura veste grafica e di altre sciccherie tecniche. Infine, ma non meno importante, la Ubisoft garantisce nella modalità in singolo solo dieci ore circa di divertimento anche se ognuna delle missioni proposte può essere rigiocata più volte per aumentarne la longevità.

Riccardo “Rial” Re

Cyberludus

2 commenti su “Call of Juarez: Bound in Blood: la recensione di CyberLudus”
  1. Sister4you ha detto:

    Ragazzi io vi faccio davvero i complimenti, è la seconda recensione che leggo, entrambe ottime!!! 🙂

    bellissima redazione avete! 😀

    Forse però ne avete poche! 🙂

  2. porca trota ha detto:

    grandissimo gioco, ma è grande cyberludus 😀
    vi seguo sempre sul sito ufficiale, belle anche queste recensioni su sologames


Commenta o partecipa alla discussione
Nome (obbligatorio)

E-mail (non verrà pubblicata) (obbligatoria)

Sito Web (opzionale)

Copyright © Teknosurf.it, 2007-2024, P.IVA 01264890052
SoloGames.it – Guida su videogiochi e console supplemento alla testata giornalistica Gratis.it, registrata presso il Tribunale di Milano n. 191 del 24/04/2009