Sparatorie e omicidi? La colpa è dei videogiochi

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Hitman-Absolution_Violence-ConnecticutChe gli USA siano una terra di grandi contrasti è risaputo, spiace però che spesso questi contrasti non si limitino alla geografia e alle bellezze naturali ma tocchino nel profondo il raziocinio e l’intelligenza.
Con uno schema che ormai è rodato fino al punto da essere considerato classico, ogni volta che purtroppo accade qualche grave strage per mano di individui disturbati (e armati fino ai denti), i politici, piuttosto che interrogarsi seriamente sul ruolo delle armi da fuoco preferiscono, seguendo un’agenda che sembra fare gli interessi di una singola lobby, spostare l’attenzione su altri dati.

Film horror, fumetti splatter e videogiochi violenti sono un capro espiatorio ben più appetitoso rispetto alla potentissima National Rifle Association ed ecco che all’alba del massacro del 14 dicembre a Newtown (Connecticut) è immediatamente partito il consueto circo propagandistico contro i videogame sia per quanto riguarda realtà locali che a livello nazionale.

Tentativi di raccolta e distruzione in pubblica piazza di titoli “violenti” che ricordano in modo sinistro i roghi dei libri (a Southington, sempre in Connecticut, poi per fortuna, a causa di “difficoltà logistiche” non è accaduto nulla); denunce che rasentano lo scandaloso per quanto riguarda il pulpito dal quale vengono emesse, con il vice presidente della National Rifle Association che asserisce che titoli quali Mortal Kombat o Bulletstorm sono da incolpare almeno parzialmente per queste sparatorie e ancora azioni immediate da parte di politici che nei confronti di videogiochi e film violenti hanno una rapidità e facilità di intervento che non ha paragoni.

Il senatore Jay Rockfeller ha provato a far passare un progetto di legge al Congresso che chiede alla National Academy of Science uno studio approfondito degli effetti dei videogame e film sulla psiche dei bambini (non c’è riuscito ma riproverà nella prossima stagione), il governatore del New Jersey Chris Christie ha affermato che i videogiochi devono essere esaminati all’interno di uno sforzo complessivo per ridurre i casi di omicidi con armi da fuoco e persino il Vice Presidente degli USA, Joe Biden, ha incontrato alcuni rappresentanti dell’industria videoludica per discutere il ruolo dei loro prodotti.

A differenza di precedenti campagne d’odio questa volta l’attenzione non sembra voler calare, è notizia di pochi giorni fa la rimozione di diverse cabine gioco dagli autogrill in alcune zone e i risultati di un sondaggio condotto per Common Sense Media forniscono cifre allarmanti: il 75% degli adulti intervistati è convinto che i videogiochi violenti possano portare ad atti di violenza nel mondo reale, l’84% ha giudicato non adatto alla trasmissione in tv lo spot di Hitman: Absolution e il 45% ha affermato che la violenza nei videogame è un “grave problema”.

Spiace constatare che non viene applicato lo stesso zelo nei confronti di altri argomenti, forse più gravi: staremo a vedere cosa accadrà a livello censorio nei prossimi mesi…


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