In Ashen Rift avere un cane è più importante che possedere un fucile

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Ashen-RiftOk, di apocalissi nei videogiochi ne abbiamo una al giorno, forse anche di più, un po’ come con le epidemie zombie, e alla fine il giocatore si abitua e non si sofferma più di tanto sul fatto: apocalisse più o apocalisse meno, quel che conta è la qualità del gioco.

L’apocalisse che ha devastato la Terra di Ashen Rift è stata causata da qualche scienziato che ha pasticciato, come al solito, dove non doveva pasticciare: si sa che nei videogiochi oltre a esserci un sacco di apocalissi gli scienziati sono o degli inetti o dei malvagi e tocca poi all’uomo comune (diventato eroe) cercare di riparare i danni creati da loro.

Ed eccovi quindi, dieci anni dopo l’apertura del Rift che ha quasi distrutto la Terra e trasformato gran parte degli esseri umani in creature mostruose, a tentare di chiudere quella spaccatura dimensionale con gli scarsissimi mezzi a vostra disposizione: poche armi e il vostro fidatissimo cane dotato, fra le altre cose, di una particolare imbracatura con torcia.

Barry Collins ha sviluppato da solo Ashen Rift, uno sparatutto in prima persona che a giudicare dai primi filmati ci sembra ben riuscito, difficile come piace a noi e con una particolare enfasi sul companion, il cane cui potete affidare vari compiti, anche piuttosto complessi.

Collins è però arrivato a un punto dello sviluppo in cui gli servono alcune licenze (di Unity, in particolar modo) e vorrebbe passare il resto dell’anno a lavorare unicamente su Ashen Rift (fino a questo punto lo ha fatto nel tempo libero) per cercare di distribuire il gioco entro dicembre 2014.

Ha quindi avviato una campagna Kickstarter per raccogliere qualche fondo, ha in mente una cifra ben modesta (45.000 dollari) e dovrebbe farcela. Nel frattempo, eccovi un filmato.


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