Uncharted: Golden Abyss – pregi e difetti elencati da un autorevole critico in anteprima

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Riuscirà il nuovo titolo della serie Uncharted, scritto per la nuova Playstation Vita e intitolato Golden Abyss a essere all’altezza dei suoi predecessori? In una recensione video pubblicata su GameSpot, Mark Walton fa le sue interessanti considerazioni sul gioco, che sarà disponibile in Europa dal 22 febbraio 2012:

In teoria il nuovo capitolo ha tutte le carte in regola per essere più che apprezzato dai giocatori, con una grafica sofisticata e molte emozioni sempre dietro l’angolo – come l’improvvisa esplosione di edifici o il crollo di un tempio. Tuttavia gli manca quel quid che lo renderebbe davvero eccezionale. La trama della storia inizia prima degli eventi dell’Uncharted originale, quando a Nathan Drake viene chiesto di scoprire i segreti di una giungla del Centroamerica. Sarà tutta una serie di scoperte e misteri intriganti. Il piacevole incontro con l’archeologa Marisa Chase contribuisce a rendere l’incipit della storia molto interessante. Ma poi tutto si sviluppa troppo velocemente, e in modo alquanto prevedibile, con qualche raro spunto originale capace di mantenere vivo l’interesse. Le scene sono recitate benissimo, ma non riescono a risultare vivaci nei testi.

Più della trama in sé, soddisfa l’azione del videogioco. Trovare la strada tra giungla, catene montuose, mura da scalare, liane e rovine di templi è facile (con l’aiuto degli stick analogici) e l’entusiasmo suscitato è notevole. Le cose scricchiolano invece parecchio quando si affrontano gli aspetti più tecnici del gameplay: nonostante il tutorial iniziale che insegna come utilizzare i nuovi comandi della console, le combinazioni sono difficili da ricordare e i comandi tradizionali funzionano comunque meglio – anche perché lo schermo tattile non è sempre sufficientemente sensibile al movimento delle dita.

Fortunatamente l’uso del touchscreen non è obbligatorio, a parte in alcuni puzzle precisi: per esempio quando bisogna togliere la sabbia da una pietra incisa con lo sfregamento del dito, oppure riunire pezzetti di carta per ricostruire una mappa o ancora abbinare tra loro dei simboli per aprire una porta. In questo caso lo schermo funziona bene, ma lo stesso non vale ad esempio per un’operazione di taglio delle piante di bambù: ben tre sfioramenti col dito talvolta non sono sufficienti per riuscirci.

Anche nei combattimenti a pugni nudi la precisione lascia a desiderare: troppo spesso accade che gli swipe non sono riconosciuti dal software, e in questo modo si perde la lotta e occorre ricominciare da capo.

Le cose vanno meglio con le armi da fuoco, le pallottole non mancano e la sensazione data dai fucili e dalle pistole è di ottimo controllo, così come lo sparo guardando attraverso il mirino è sorprendentemente efficace. Le scene di azione intensa danno discreta soddisfazione e compensano in parte i difetti di cui parlavamo sopra.

Deludente l’assenza della modalità Multiplayer, che era risultata così divertente con Uncharted 3.

Ecco il video originale della recensione:


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